Dopo il deserto, dopo il monte delle tentazioni oggi Gesù è in mezzo alla gente subissato di domande e perplessità vissute dalla gente, oggi come allora… grandi dubbi sulla bontà di Dio. Ogni volta che qualcosa va storto, subito a chiederci se Dio ci ama poi veramente!!

C’erano stati fatti tragici. Era stato versato molto sangue. E la provocazione: “Ma perché Dio permette tutto ciò?”. Oggi come allora la mancanza di fede non tarda ad emergere. Cosa dire? Innanzitutto, che Gesù oltre ad essere un buon carpentiere, dimostra di conoscere un po’ tutti i lavori…dalla pesca al coltivatore diretto. Oggi risponde attingendo a piene mani dal mondo dei contadini. E per il vangelo delle piccole cose, sono attratto da un termine di cui devo aver già parlato in passato ma che qui attira il mio sguardo… in questo caso il mio olfatto!!

Gesù parla di letame, di concime. E nella parabola dimostra inizialmente molta severità. Poi corregge il tiro. Come possiamo interpretare?  Mi vien da dire che – come si sa – Dio non può salvarci con la bacchetta magica, equivarrebbe a crearci “morti” invece ha scelto di farci vivere, ci vuole vivi e liberi affinché viviamo da figli. Ci sono certe mamme che vorrebbero i figli fermi, quieti, bravi, buoni e belli e non si avvedono che in realtà li fanno morire!!! Lo vuole così –il figlio- perché così non si fa male! Dio al contrario ci desidera vivi: accetta che sbagliano che non portiamo frutto, che capiamo e che rispondiamo all’amore e che cresciamo.

È suggestivo poi che Gesù ricordi le azioni del coltivatore. E circa lo scavare e gettare letame credo che si possa intendere che davvero Dio con noi vada in profondità e solo lì lo si può trovare in azione. Poi utilizza quello che è scarto, addirittura quello che è male e lo porta a servire per il bene. Noi uomini magari utilizziamo il bene a fine cattivo, invece il Signore utilizza anche quello che effettivamente è male e lo porta a servire alla nostra conversione, alla dimostrazione di un amore suo per noi che travolge tutto. Come ci riesce? Luca ce lo dirà dopo con un’altra parabola contadina: quella della vigna.