Oggi il Vangelo ci parla di una rivelazione sorprendente, inaudita. Coinvolge anche il soma, il corpo di Gesù Secondo Luca perfino il suo volto divenne “altro” (héteron), le sue vesti raggianti di luce, scintillanti. Noi diciamo che il Cristo volle mostrare ai suoi più vicini: Pietro, Giacomo e Giovanni la sua gloria. Ma siamo alla presenza di uomini piccoli, oppressi dal sonno, incapaci di capire. Eppure, perfino noi percepiamo un mutamento di Gesù, chissà quelli che lo videro in presenza! Qualcosa di grande e stranissimo deve essere accaduto.
Ma tutto è inadeguato per la concretezza umana e si fa descrivere. L’evento storico della Trasfigurazione è una realtà difficilmente descrivibile. Di fatto però Gesù viene percepito nella sua alterità: l’uomo Gesù, che i tre discepoli seguivano come profeta e Messia, ha un’identità altra, non ancora pienamente capita, ma che con questo evento si rivela loro momentaneamente, per allusione, comunque in modo sufficiente a trasformare la loro fede in lui in una certezza. Di questo episodio, infatti, se ne ricordarono per sempre e lo testimoniarono fino ad essere registrato nel Vangelo.
Perciò bisogna fermarsi qui perché non riusciamo a dire molto di più, balbettiamo, ci sentiamo alla presenza di un evento che chiede soltanto la nostra adorazione. Nel corso dei secoli i cristiani si sono molto interrogati, alla lettura di questo brano. Diverse letture, tutte possibili, che non si escludono a vicenda. Io con semplicità, cioè con occhi semplici e non semplicistici, accolgo tutto ciò come rivelazione. Mi impappino come Pietro che dice la prima cosa che gli passa per la testa: una tenda? Boh. Forse pensava di trascorre lì tutta la notte.
Invece Mosè ed Elia servono per testimoniare l’identità divina di Gesù, essi sono i viventi in Dio come lo sarà il Risorto! Gli sono accanto e gli parlano del suo “esodo”, della sua fine, della sua morte che avverrà presto a Gerusalemme, la città verso cui è incamminato: sarà un esodo, un passaggio, perché il Padre lo innalzerà nella gloria (cf. Lc 9,51; 24, 51).
Ciò che Gesù aveva preannunciato come sua fine prossima a Gerusalemme è confermato come necessitas dalla Legge (Mosè) e dai Profeti (Elia). È come una convergenza: tutte le Scritture di Israele solo in lui trovano unità e pieno compimento. Per i tre discepoli questo evento appare come un sigillo che va trasmesso. E Luca lo registra con coraggio.