Le ginocchia di Gesù

C’è così tanto materiale sulle ginocchia all’interno della Bibbia da poter scrivere un trattatello teologico. Per il mio “vangelo delle piccole” cose mi concentro su questo dettaglio: Luca riferisce che San Pietro si getta alle ginocchia di Gesù. C’è uno scritto dell’allora cardinal Ratzinger su questo tema, l’inginocchiarsi che potrebbe essere sintetizzato così: chi crede impara ad inginocchiarsi. Ci sono molti fedeli che non amano inginocchiarsi, nemmeno durante la elevazione, nemmeno durante le adorazioni eucaristiche…credono forse che questo gesto non si adatti più alla nostra cultura. Non è conveniente ad un uomo libero inginocchiarsi che è gesto servile. Addirittura Plutarco lo relega fra i gesti di superstizione, Aristotele addirittura lo definisce barbaro.

In realtà l’inginocchiarsi proviene dalla cultura biblica. Il verbo che si usa: proskynein compare 59 volte solo nel Nuovo Testamento, di cui ben 24 nel solo libro dell’Apocalisse. Visivamente ci sono tre modalità: stendersi fino a terra, cadere ai piedi e mettersi in ginocchio. Come Mosè al roveto ardente. Come Gesù nell’orto degli ulivi. Sarebbe bello approfondire: le ginocchia di Gesù! Qui è Pietro che si getta alle ginocchia del maestro dopo che si è reso conto di essere peccatore. Solo ora è pronto per diventare pescatore di uomini. Quindi qui c’è il tema delle nostre ginocchia. In seminario stavo spesso in ginocchia e le mie ossa si erano indurite. Ora per via dell’artrosi so stare poco tempo. Mi dolgono subito. Ma secondo me un cristiano lo si giudica dalle ginocchia. Se non sono indurite, se non sono spelacchiate… è un povero cristiano. Ricordo con entusiasmo il momento in cui durante l’ordinazione sacerdotale ci si getta a terra, completamente distesi e bisogna piegare le ginocchia. O quando al venerdì santo, all’inizio della celebrazione della Passione chi presiede piega le ginocchia e si prostra.
O ancora: durante la lavanda dei piedi, il sacerdote è in ginocchio e si piega addirittura a baciarli come ha fatto nostro Signore.

L’espressione con cui Luca descrive l’atto di inginocchiarsi dei cristiani (theis ta gonata) è sconosciuta al greco classico. Si tratta di una parola specificamente cristiana. Può forse essere vero che l’inginocchiarsi è estraneo alla cultura moderna nella misura in cui si tratta di una cultura che si è allontanata dalla fede. Non conosce più colui di fronte al quale inginocchiarsi è il gesto giusto, anzi quello interiormente necessario. Chi impara a credere, impara a inginocchiarsi; una fede o una liturgia che non conoscano più l’atto di inginocchiarsi, sono ammalate. Dove questo gesto è andato perduto, dovremmo nuovamente apprenderlo, così da rimanere con la nostra preghiera nella comunione degli apostoli e dei martiri, nella comunione di tutto il cosmo, nell’unità con Gesù Cristo stesso.