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CANNA (κάλαμος)

Sosteneva Pascal in un suo famoso passaggio: “L’uomo non è che una canna, la più fragile di tutta la natura; ma è una canna pensante. Non occorre che l’universo intero si armi per annientarlo: un vapore, una goccia d’acqua è sufficiente per ucciderlo…”

È la stessa immagine usata da Gesù nel Vangelo per parlare di Giovanni alle folle. Non è il messaggio principale del brano, ma nel mio soffermarmi sulle piccole cose, la scelta ci sta. La canna parla di fragilità, di debolezza…anche di influenzabilità.

C’è una domanda triplice: Chi siete usciti a vedere nel deserto? Non andati, usciti. Il verbo uscire, sempre associato all’entrare (nella terra promessa) nel linguaggio biblico evoca l’Esodo. È interessante. Il Battista come uomo dell’Esodo. Se non esci da te stesso, dal tuo mondo, dalle tue convinzioni…non incontrerai mai Gesù. Lui l’ha fatto.

Gesù ironicamente lo paragona ad una canna. Evidentemente non alludeva al Battista, ma agli ascoltatori. Ci sono persone che hanno venti tessere di partito in tasca. Banderuole. Cambiano a seconda del vento, del potere, del più forte. Noi siamo così. Soprattutto nel non essere radicati nelle certezze, nella verità di Cristo. Alla prima folata di vento andiamo dietro anche alle fake news, al gossip, al si dice…

Almeno avesse ragione il buon Pascal, che ci definiva pensanti! Nemmeno quello. Ci è rimasta in mano solo la canna. E speriamo non sia la canna del gas…!!!

Occorre reagire alla poca stabilità dei nostri giorni, radicandoci. In Gesù, chiaramente.